il cantautore dei contadini, dei migranti, degli ultimi.
Un suo amico, lo scrittore Marco Aime, lo ricorda così:
Era così Gianmaria Testa, uno che anche quando ad applaudirlo erano platee nobili, internazionali, non ha mai abbandonato la semplicità, il suo venire da una provincia, quella di Cuneo, su cui si ironizza spesso, i cui abitanti sono visti come sempliciotti. Lui era un raffinato “burattinaio di parole”, per usare un’espressione di un suo collega, un impressionista della frase. I suoi testi erano pennellate apposte qui e là, che prese una per una potevano sembrare senza senso, ma che unite da un sottile filo musicale e appoggiate sulla voce bassa e calda, diventavano affreschi bellissimi, profondi, mai banali.
Voglio ricordarlo con una immagine ispirata ad una delle sue canzoni che ho tradotto dal suo poetico piemontese: "La ca sla colin-a" che si può ascoltare su https://www.youtube.com/watch?v=kGIChEpsVQg
come sempre sei e rimani il primo amico mio.
RispondiEliminala tua frase è una pacca sulla spalla e una carezza al cuore.
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