Ali’ Boma Ye!!!!
Da bambino mi si chiedeva quale fosse la parola piu’ lunga che conoscessi, rispondevo sempre:
MOHAMMEDALICASSIUSCLAY.
Correva l’anno 1974, e l’incontro Ali’/Foreman in Zaire e’ stato e rimane il mio primo ricordo di una manifestazione sportiva vista in televisione, la notte profonda.
Un uomo, dopo aver sbandierato al mondo intero che Foreman non l’avrebbe mai colpito, che Lui sarebbe stato la farfalla, lo schivatore, l’uomo che visse una carriera con il setto nasale intatto, mi segno’ per sempre.
8 round senza sferrare un Jab, chiuso all’angolo, Foreman che lo massacra e Lui che abbassa la guardia e lo sfotte, solo una serie di diretti al quinto round.
Tutto il mondo pensa “E’ pazzo, e’ un pugile morto”, tutto il mondo.
Poi arriva l’ottavo.
L’ottavo round di Ali’ Foreman e’ da annoverare fra gli eventi di sempre, al pari di Bob Beamon a Citta’ del Messico e Jessie Owens a Berlino, e’ la storia della schiavitu’ riassunta in tre minuti.
Dopo aver incassato l’impossibile Ali’ si scatena, una serie di macigni sfigurano Foreman che, suonato e traballante, stramazza al suolo.
ALI’ BOMA YE!!! ALI’ BOMA YE!!!
Lo conobbi cosi’, e ne’ rimasi folgorato.
Passarono 22 anni, poi ripiansi, molto.
Steso sul divano mi chiedevo quale sarebbe stato l’ultimo tedoforo alle Olimpiadi d’Atlanta, i bookmakers davano Carl Lewis praticamente ingiocabile.
Apparve Ali’, l’uomo che aveva avuto il coraggio di gridare di fronte alle telecamenre quando persino Martin Luther King aveva l’obbligo di parlare sottovoce anche nei comizi, un negro nel 1955 negli USA non poteva parlare a voce alta in pubblico.
Apparve Ali’, l’uomo che aveva rinunciato a fare la guerra in Vietnam ( “Non ho niente contro i vietkong, nessuno di loro mi ha mai chiamato negro”) beccandosi cinque anni di squalifica e una galera sfiorata di un nulla.
Apparve Ali’, l’uomo che sradica la telecamera a Gianni Mina’ per riprendere uno dei miti del giornalismo italiano e dire: “Ecco il mio piccolo amico italiano, uno dei miei migliori fratelli”.
Apparve Ali’, l’uomo gia devastato dal Parkinson, con la torcia tremolante, avvolto nella tuta da atleti statunitensi, primo personaggio planetario a mostrarsi di fronte al mondo con la sua terribile malattia, senza vergogna, a fronte alta, dopo aver cambiato il pianeta.
Apparve Ali’, l’uomo che getto’ nel fiume la medaglia d’oro appena vinta a Roma nel 60 per protestare contro un ristoratore che si rifiuto’ di servirgli il pranzo perche’ era un nigger.
Non credo di avere ancora la fortuna di vivere due momenti cosi’ micidiali, il primo risollevo’ la sorte di tutte le minoranze del globo, il secondo diede un’illimitata speranza a tutti i malati gravi della terra.
ALI’ BOMA YE!!!
Nelson Mandela dormiva in carcere con la foto di Ali’ sul como’, madre Teresa di Calcutta lo amava incondizionatamente, qualche repubblicano legato ai possidenti terrieri in Louisiana cerco’ inutilmente di tarpargli le ali, milioni di afroamericani sognarono e conquistarono diritti grazie a Lui, e gli Stati Uniti, dopo Clay, non furono piu’ gli stessi.
Ti ho amato tantissimo, Mohammedalicassiusclay, il mio numero uno, il mito a cui tendere, il padre che avrei voluto, l’amore di una vita.
ALI BOMA YE!!!!
Con notevole e colpevole ritardo, ringrazio commosso.
RispondiEliminahasta
zac
E io mi commuovo tutte le volte che rileggo questo tuo straordinario post.
EliminaHasta
robi