venerdì 27 marzo 2015

"il jolly nella testa"

Considerazioni sull'Airbus A320 precipitato sulle Alpi francesi

Come i semi in un mazzo di carte, il percorso della vita tocca momenti di felicità e benessere (Cuori e Quadri) ed altri di tristezza e disperazione (Fiori e Picche). L'unico appiglio per un essere umano che ha superato tutti i limiti della sofferenza psichica è la potenzialità eventuale di giocare nel tempo "il jolly" del suicidio.
Penso che il copilota dell'Airbus 320, dopo le cure che lo hanno portato ad un'apparente guarigione del suo "male di vivere", abbia sempre convissuto con questo "jolly" nella testa e che lo abbia giocato nell'occasione più distruttiva di se stesso, facendo schiantare l'aereo contro la montagna.
Che sull'Airbus ci fossero altre 149 vite è purtroppo una storia fuori dalla portata di una persona malata che pilota un aereo.




3 commenti:

  1. Beh, poteva prendere un piccolo aereo da turismo e andare a schiantarsi da solo, ma si sa, la psiche umana è un mistero.
    Capisco la rabbia e il dolore dei parenti delle vittime.

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    1. Dai particolari che stanno emergendo sul copilota capisco che la mia interpretazione è stata troppo benevola. Credo che questo egoista-esibizionista non abbia mai pensato di morire da solo in quanto nessuno si sarebbe accorto del suo rancore verso chi, prima o poi, gli avrebbe impedito di volare per i suoi vari problemi psicofisici e ha colto freddamente la prima opportunità di farlo sapere al mondo intero.
      Ciao.

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  2. Carissimo,
    forse questo copilota è stato aiutato come sanno aiutare le cure mediche, ma a mio avviso è stata sottovaluta la gravità della depressione. E' un termine generico che racchiude il "dolore del vivere" come dici tu, ma che può racchiudere anche un semplice momento di mancanza di sicurezza in se stessi. Diagnosi veloce, superficiale e non veritiera. Anche i medici che l'hanno avuto in cura dovevano essere interrogati ben bene.
    Un abbraccio.

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